Ci troviamo in località Passo San Boldo, terra di confine fra la provincia di Treviso e quella di Belluno, luogo di passaggio di uomini e merci nei secoli. La strada è quella che fino ai primi del Novecento fu il canàl de san Bòit, aspro sentiero che collegava le Prealpi trevigiane alla Valbelluna. Venne trasformato in una via carrozzabile dagli austriaci nel 1918 in cento giorni di lavoro per costruire questo miracolo di ingegneria con gallerie scavate nella roccia utilizzando rudimentali mezzi dell’epoca.


Il valico, benché caratterizzato da pendenze notevoli soprattutto sul versante trevigiano, fu frequentato sin dai tempi più antichi. Nel medioevo, rappresentando una località di confine, vi fu attiva una dogana (la cosiddetta muda di San Boldo) che si occupava della riscossione dei dazi sulle merci di passaggio. Oltre ad essere percorso da pellegrini, soldati e mercanti e ad essere frequentato come tappa per la transumanza, il passo San Boldo era utilizzato come scorciatoia dagli zattieri, che tornavano in Cadore dopo aver trasportato il legname a Venezia lungo il Piave.

Passo San Boldo, la strada dei 100 giorni con la Royal Enfield Hima | Alessandro Failla | Fotografia e Siti Web | Padova

Solo nel 1914 venne iniziata una nuova strada avvalendosi di cinquecento operai ingaggiati tra i numerosi disoccupati della zona. Il primo tratto, che ricalcava la vecchia mulattiera, fu ultimato all'inizio del 1916, ma i lavori si arrestarono quando il cantiere incontrò le pareti rocciose e anche per l'inizio del primo conflitto mondiale. Con l'occupazione seguita alla rotta di Caporetto, furono gli Austriaci a riprendere i lavori alla fine del gennaio 1918. A causa della mancanza di operai specializzati e di adeguate attrezzature il cantiere ripartì lentamente; tuttavia, il comando della VI Armata austriaca, in vista della battaglia del Solstizio, impose la conclusione dell'opera entro tre mesi a partire dal 1º marzo. L'obiettivo fu raggiunto grazie all'impiego di manovalanza locale (comprendente anche donne, anziani e ragazzi, cui si aggiungevano prigionieri russi) che lavorava a ciclo continuo. L'ultimo tratto della strada, realizzato nel punto più impervio con pareti a strapiombo, fu superato grazie alla realizzazione di tornanti e gallerie, che conferirono alla strada una pendenza costante del 10%, adeguata per il transito dell'artiglieria.

La Muda


Il mio itinerario mi ha fatto risalire il valico da Tovena (Treviso), raggiungendo così San Boldo, in cima all'omonimo passo dei 100 giorni, dove, subito dopo l'ultima galleria, troviamo la Muda. Quest'ultima è stata nei secoli una dogana, una locanda e un'osteria (dal 1470), senza mai cambiare il suo ruolo strategico sul Passo San Boldo. Oggi può vantare di essere l'osteria più antica del Veneto e grazie ad una giovane coppia, Enrico e Federica, che la rilevarono nel 2014, è ritornata all'antico splendore.

Passo San Boldo, la strada dei 100 giorni con la Royal Enfield Hima | Alessandro Failla | Fotografia e Siti Web | Padova


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Passo San Boldo

La strada dei 100 giorni